UniAttiva Aderisce al Palermo Pride 2015 “Spazi Pubblici – Spazi di Rivolta”

Da Fabrizio Pitarresi
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Anche quest’anno, come ogni anno, il Coordinamento UniAttiva aderisce e parteciperà al Palermo Pride 2015 e sarà presente all’evento finale, la parata del 27 giugno dalle ore 15 con concentramento a Piazza Marina (QUI l’evento Facebook)

Riportiamo e sottoscriviamo il documento politico riportato sul sito del Palermo Pride!

Documento Poitico 2015 dal sito del PALERMO PRIDE

Il 27 giugno il Pride tornerà a invadere le strade della città, per la sesta volta dal 2010. Un appuntamento e una cornice che si sono sempre più allargati e arricchiti, coinvolgendo profondamente il tessuto vivo della città, le associazioni, le istituzioni, i collettivi, i singoli cittadini, in un orizzonte inclusivo e di liberazione, capace di assumere il riconoscimento dei diritti LGBTQI come diritti umani, come chiave di lettura e condizione dell’affermazione dei diritti tutti. Quella del 27 giugno non è una data casuale: la notte del 27 giugno 1969 i moti di Stonewall rappresentarono l’irruzione delle persone omosessuali e transessuali nello spazio pubblico, fuori dai luoghi chiusi (essi stessi laboratorio di resistenze), cui la comunità LGBTQI era rimasta confinata sino a quel momento. Da allora, la storia del movimento LGBTQI è stata anche la storia di una progressiva relazione di emersione e riappropriazione – spesso conflittuale e problematica – di visibilità, dimensione pubblica, spazi comuni – simbolici e materiali. Ma il Pride a Palermo non è più soltanto la Gay Pride Parade, la marcia dell’orgoglio omosessuale commemorazione della rivolta di Stonewall e occasione per ribadire una piattaforma rivendicativa, ancora oggi in Italia, dopo venti anni di Pride, incredibilmente attuale e non recepita. Il Pride palermitano è divenuto esso stesso spazio pubblico, luogo di incontro e connessione tra soggetti e istanze differenti, ma accomunati dalla consapevolezza che le esistenze e i diritti dei singoli come delle formazioni sociali cui danno vita non sono riducibili ad un unico tratto, né segmentabili in ambiti nettamente separati. Precarietà del lavoro e tutela dei legami affettivi, riconoscimento delle identità e delle differenze, diritto all’integrità dei corpi e alla salute, autodeterminazione, laicità, libertà d’espressione, libertà di circolazione, la possibilità di riconoscersi in e creare diversi modelli familiari, sono temi che oggi, nel quadro delle trasformazioni prodotte dalla crisi globale, riguardano tutt* e, se hanno un impatto sicuro sulla condizione di chi come le persone LGBTQI non gode ancora di piena cittadinanza, rischiano anche di rafforzare vecchie e nuove marginalità: è il caso delle donne, dei migranti, dei disabili, dei lavoratori precari o impoveriti, di chi quotidianamente vive le periferie delle città, dei senza casa, dei giovani che non studiano e non lavorano o lavorano poco, precariamente, male. Il Pride che da cinque anni costruiamo tutti insieme è stato ed è la casa di tutti: come movimento LGBTQI respingiamo una concezione dei diritti che separa e isola ciascuno, alimentando la paura che il diritto degli uni comprometta quelli degli altri: è piuttosto vero il contrario, la negazione di un solo diritto impoverisce tutti. E’ anche per questo che abbiamo scelto “Spazi Pubblici / Spazi di Rivolta” come tema per costruire e raccontare il Pride di quest’anno, seguendo tre percorsi che non sono separati ma si alimentano l’uno dell’altro.

  1. Spazi Pubblici/ Spazi di Rivolta: il percorso di eventi che tradizionalmente chiamiamo “Verso il Pride” (e che rappresenta una peculiarità originale del Pride palermitano sin dalla sua prima edizione) attraversa luoghi e soggetti collettivi che rappresentano il desiderio di ri-significare lo spazio pubblico trasformandolo in occasione di sviluppo di nuove relazioni umane e sociali. Del resto, il concetto di valorizzazione del potenziale umano è quello che anima lo stesso Pride: visibilità e protagonismo, individuale e collettivo, come primo passo per l’affermazione della libertà di essere e di incidere sul proprio tessuto sociale. Da qui nasce l’esigenza di creare reti di relazioni con ogni soggetto che faccia della “trasformazione” dello spazio la propria priorità; e che costruisca quella trasformazione come strumento per accrescere partecipazione, affermazione di sé e sperimentazione di prassi collettive a servizio del territorio. Lo Zen, piazza Magione, i Cantieri Culturali (tutti e tre elementi della nostra campagna di comunicazione fin nei manifesti che annunciano il corteo del 27) così come gli spazi occupati, i circoli Arci, i luoghi del volontariato: è questo rapporto tra lo spazio pubblico ed i Movimenti come attori della trasformazione che vorremmo mettere al centro, col Pride di quest’anno, delle relazioni del Movimento LGBTQI con gli altri movimenti e le altre vertenze cittadine/i e di ciascuno di essi con le nostre Istituzioni. Per elaborare in modo partecipato il potenziale di ogni spazio pubblico e le regole del suo utilizzo. Questa la storia che abbiamo provato a raccontare col percorso “Verso il Pride”: un racconto che è solo all’inizio e che avrà senso solo se non si esaurirà con l’” evento” Pride, ma ne saprà cogliere le prassi, i metodi, le relazioni come base di partenza.

  1. Diritti Privati, Spazi Pubblici, Diritti Umani: non può esistere possibilità di riappropriarsi dello Spazio Pubblico senza il Diritto di ri-significarlo attraverso la piena espressione di sé. Per questo, ogni elaborazione politica del Movimento LGBTQI non può prescindere dalla rivendicazione, in primis, di quei diritti ancora oggi negati nel nostro Paese. Non esiste il Diritto di trasformare lo spazio pubblico senza il diritto di poter agire al suo interno in piena visibilità (sia per la Persona che per le sue relazioni, comprese quelle affettive). Il tema degli Spazi Pubblici/Spazi di Rivolta non sostituisce, quindi, ma amplifica le tradizionali battaglie del nostro Movimento: senza mai abbandonare la consapevolezza che il riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQI non riguarda una sola comunità ma accresce gli spazi di Libertà per ogni Uomo e per ogni Donna. Il riconoscimento delle famiglie omosessuali e omogenitoriali non compromette i diritti delle famiglie tradizionali, ma rafforza il riconoscimento del valore sociale e pubblico delle relazioni familiari. Il rispetto del diritto alla salute delle persone omosessuali e transessuali garantisce che la tutela dell’integrità e dell’autodeterminazione dei corpi, di tutti i corpi anche quelli non omologati; e per questo deve essere alla base del sistema sanitario. Il diritto alla non discriminazione nei luoghi di lavoro, soprattutto nell’epoca della Precarizzazione (quando non della cancellazione delle Tutele), non riguarda solo le persone potenzialmente discriminate ma permette di ridefinire i luoghi di lavoro come “spazio” in cui tutti/e possono agire la propria libertà e costruire la propria gratificazione. Il Diritto a non essere discriminati/e sulla base del Genere e dell’Orientamento Sessuale (che è al centro delle nostre richieste di modifica della Legge Reale-Mancino) non riguarda solo le Donne e le persone omosessuali e transessuali ma riguarda tutti/e: perché la lotta contro gli stereotipi secolari che governano le relazioni tra Uomini e Donne accresce la Libertà ed il potenziale espressivo, appunto, di ogni Uomo e di ogni Donna. Il contrasto dell’omofobia e del bullismo omofobico, che può passare soltanto attraverso l’educazione alla affettività ed al rispetto di tutte le differenze, sono missione fondamentale di una scuola libera da condizionamenti privati, laica e pubblica, insostituibile spazio votato all’incontro tra differenze e strumento di rimozione degli ostacoli di natura economica e sociale per il pieno sviluppo dei cittadini e delle cittadine di domani, tutt*. Queste sono le lotte che informano il modo in cui il Movimento LGBTQI cittadino ha scelto di stare dentro la costruzione di un discorso pubblico sugli “spazi”: per questo, pur nel rispetto della peculiarità dei temi scelti, non possiamo che aderire all’Onda Pride del 2015 e non possiamo che legare le nostre lotte a quelle che in queste settimane animeranno le piazze e le strade delle città italiane. “Human Pride” è anche il nostro Pride: e non potrebbe che essere così, visto che già nel 2013 Palermo ha scelto per il suo Pride Nazionale (con qualche anno di anticipo, quindi) il tema della declinazione dei Diritti Lgbt come Diritti Umani.

  1. #IOSTOCONVINCENZO: la vicenda processuale di Vincenzo Rao (militante del nostro Movimento) attraversa tutti questi temi; per questo non è relegabile all’ambito delle vicende private ed è a tutti gli effetti questione politica e pubblica. Nel 2007 una insegnante venne denunciata dai genitori di un suo alunno per avergli fatto scrivere 100 volte “sono un deficiente” poiché impediva ad un suo compagno di entrare in bagno accusandolo di essere gay. Assolta in primo grado con una bellissima sentenza che metteva in luce l’assenza di strumenti per combattere il bullismo omofobico nelle scuole e la necessità, nonostante ciò, di combattere il clima di sessismo e di omofobia che è alla radice di simili episodi. Per l’insegnante, il pm Ambrogio Cartosio chiese, come era sua diritto, il rinvio in appello. Come la sentenza di primo grado aveva sollevato clamore in positivo in tutta Italia, con interventi di testate nazionali e di parlamentari, per le posizioni avanzate con cui aveva chiarito il senso dell’assoluzione, così la richiesta di appello divenne oggetto di attenzione nazionale con molti interventi critici (anche stavolta da parte di giornali e parlamentari) a causa di alcuni passaggi controversi: nel primo, i metodi punitivi della insegnante venivano paragonati alle pratiche del Partito Comunista Cinese degli anni ’60 contro gli oppositori; nel secondo, il ricorso ad insulti di matrice sessista ed omofoba veniva presentato come pratica abituale nelle nostre scuole e quindi non meritevole di interventi come quello attuato dalla professoressa. In questo clima assai critico si inserisce il comunicato stampa (che in realtà rappresentava il parere di una intera Associazione) per il quale Vincenzo, reo di aver materialmente diffuso la nota, è stato querelato dal dottor Cartosio e, ad oggi, condannato in secondo grado. La colpa? Aver criticato quei passaggi attribuendoli a “la grettezza machista, omofoba e misogina che costituiscono l’impianto ideologico su cui si fonda tale ricorso”. Il ricorso, quindi, è bene ricordarlo; non certo la personalità del magistrato che con quel ricorso agiva un diritto connesso alla sua funzione. In secondo grado Vincenzo ha rinunciato alla prescrizione, di cui nel frattempo avrebbe avuto la possibilità di avvalersi. Anche questa sarebbe stata una scelta privata, là dove invece siamo di fronte ad una vicenda di rilevanza politica e pubblica che non riguarda solo i diritti di un singolo individuo ma, più in generale, il Diritto di espressione di ogni persona dinanzi alla sottovalutazione dell’omofobia, il riconoscimento della stessa omofobia come fatto grave (il paradosso delle sentenze, infatti, è che gli insulti a scuola sono fatto normale mentre a non essere “normale” è attribuire a questi insulti la loro matrice omofobica), il ruolo della Scuola come “spazio Pubblico” di espressione e di tutela delle differenze. Vale anche e soprattutto per la Scuola quanto detto sopra: quale spazio di Libertà e di crescita potrebbe mai essere un luogo in cui si deve aver paura di esprimere se stessi? Per questo #IOSTOCONVINCENZO è il messaggio che abbiamo inserito in ogni ambito della nostra comunicazione esterna e a questa vicenda dedichiamo specifiche iniziative (compresa una parte della conferenza stampa di presentazione del Pride). Lo spazio pubblico è anche e soprattutto lo spazio dei Diritti: e quando essi vengono messi in discussione anche per una sola persona, addirittura con la sanzione penale, ad essere limitata è la Libertà di tutte/i.

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Fabrizio Pitarresi

Coordinatore Uniattiva dal 2015 al 2017; Presidente Coordinamento UniAttiva dal 2017 al 2019.
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