Cari colleghi,
certamente siete a conoscenza che quest’anno si è svolto il secondo ciclo del TFA, il tirocinio formativo attivo, che permette, a chi è in possesso dei requisiti richiesti, di accedere a varie classi di insegnamento per conseguire, eventualmente, l’abilitazione all’insegnamento. Si, eventualmente.
La prova di accesso ai corsi TFA consiste in un test preliminare, preparato da una commissione nazionale nominata dal MIUR, di contenuto identico per tutto il territorio nazionale che verte sui programmi disciplinari di ogni classe di abilitazione. Quest’anno 146742 aspiranti tieffini hanno presentano la domanda di partecipazione (pagando ovviamente un contributo all’università prescelta): i posti disponibili erano 22478 e ciò significa che un candidato ogni sette poteva riuscire ad accedere. Il paradosso, tutto italiano, è che niente è sicuro. In primis, non è sicuro che chi accede riuscirà a superare le prove successive (giustamente se la preparazione non è ritenuta adeguata); poi, chi riesce a “vincere” il TFA non è detto che subito dopo insegni: nella guerra tra poveri, gli abilitati si scanneranno per una supplenza, per entrare nelle graduatorie, ecc ecc. Ma torniamo al discorso: UNIPA come ha organizzato i corsi?
Nihil novi sub sole.
A chi è riuscito a superare il test preselettivo, è stata somministrata una prova scritta. Inizia in questo momento l’odissea dei tieffini siciliani.
Sul sito della scuola è mancato un tempestivo avviso riguardo l’espletamento delle prove, della loro valutazione, degli strumenti a disposizione dei partecipanti. Gli studenti sono stati soccorsi dai loro docenti: infatti i commissari hanno mostrato la loro disponibilità nell’aiutare i ragazzi, fornendo prove del ciclo precedente, fornendo spiegazioni e molto altro (tralasciando il fatto che lo stesso corpo docente nel migliore dei casi è stato avvisato, una settimana prima dell’inizio del TFA, che sarebbe stato un commissario). Armati di un programma ministeriale, che forniva loro indicazioni precise sulle materie da studiare, e di tanta pazienza sono giunti finalmente al giorno della prova scritta.
La prova scritta, secondo le indicazioni del MIUR, prevede “domande a risposta aperta o tracce. Saranno valutate anche la capacità di analisi, interpretazione e argomentazione e il corretto uso della lingua italiana”. Per chi insegnerà materie umanistiche è il minimo.
La prova scritta della A043/050 riguardava l’analisi di un brano tratto da Gli Indifferenti di Moravia, articolata in sei domande a risposta aperta. Moravia era uno di quegli autori indicati nel programma del TFA quindi passibile di sorteggio: nessuna contestazione, nessuna lamentela se non per il poco tempo avuto per ricopiare il compito o rileggerlo, ma in linea di massima il clima era sereno.
Passano poche ore, e i ragazzi che partecipano anche alla A051 devono sostenere la prova scritta per questa classe. In questo caso lo scritto prevedeva la suddivisione dello stesso in due parti: lingua e letteratura italiana e lingua e letteratura latina, ognuna delle quali composta da un brano e tre domande di analisi. Per quanto concerne il latino, ai candidati è stato somministrato un brano di Livio da tradurre, con tre domande di grammatica inerenti lo stralcio considerato. La parte riguardante l’italianistica prevedeva l’analisi di una favola di Leonardo da Vinci, una “parafrasi sintetica” (se qualcuno potesse spiegarci cosa si intende per parafrasi sintetica gliene saremmo grati), la contestualizzazione dell’autore e il riferimento ad altre sue opere, l’analisi della favola da un punto di vista formale e strutturale. Con tutto il rispetto verso la genialità, la creatività e le innovazioni di Leonardo considerarlo autore canonico della letteratura italiana sembra esagerato: fra l’altro che questi potesse essere oggetto di analisi non si desume dai programmi ministeriali.
Non sono stati forniti agli studenti strumenti adatti a dimostrare la loro preparazione: ovviamente non si vuole qui dire che tutti DEVONO passare lo scritto. Si ritiene che con un brano di un autore previsto e studiato sarebbe magari emersa la capacità di approfondimento, di ragionamento, di analisi critica che avrebbe garantito un giudizio meritocratico.
La prova orale di entrambe le classi si è svolta non senza evidenti criticità: tra il tempo fornito ad ogni candidato per rispondere ai quesiti e gli argomenti richiesti o estratti a sorteggio, non è stata garantita la tranquillità con cui un esame orale deve normalmente svolgersi.
Chi scrive questo comunicato non vuole colpevolizzare nessuno né trovare giustificazioni ma come rappresentanti degli studenti ci sembra doveroso segnalare ciò che abbiamo riscontrato.
Indubbiamente la gestione del TFA è stata disastrosa: e gli studenti e i docenti sono stati travolti da un sistema che fa acqua da tutte le parti. Per questo sia nel consiglio di corso di laurea di Lettere che in quello di Filologia moderna e Italianistica, i rappresentanti del Coordinamento UniAttiva hanno chiesto che venissero messi a verbale i seguenti punti:
- Un maggiore coordinamento tra i diversi presidenti delle commissioni;
- Una maggiore e chiara relazione tra i programmi ministeriali e le domande predisposte dai componenti delle commissioni per le prove d’accesso;
- Una maggiore tempestività nel divulgare le notizie concernenti l’espletamento delle prove.
Auspichiamo che nel futuro prossimo non si verifichino più queste situazioni e che soprattutto gli studenti vengano messi nelle condizioni giuste per superare queste prove d’accesso, che ricordiamo consentono solamente di accedere al corso annuale di preparazione all’esame finale del TFA, che solo allora consentirà di essere abilitati. Inoltre, a fronte di un’esosa tassa di iscrizione che i vincitori pagano per accedere al corso, ci batteremo affinché i tieffini siano tutelati e garantiti come d’altronde facciamo per qualsiasi studente del nostro ateneo.
Elvira Martino
Rappresentante degli studenti nel CdS di Filologia moderna e Italianistica
Chiara Puccio
Rappresentante degli studenti nel CdS di Lettere
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